Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

sabato 8 ottobre 2011

La Maratona di Firenze 2010 - 5

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0km: la partenza 

Per entrare nelle gabbie ci dobbiamo separare, dato che in base al pettorale siamo in settori diversi. Adesso sono solo, tra centinaia di sconosciuti, sotto la pioggia. Però mi abituo presto. Quest’attesa non vorrei che terminasse più. Come prima del dentista. Quando arrivo e mi tocca aspettare in sala di attesa, sperando che non ci siano altri, ci sono attese che non mi piace condividere, sono troppo personali, intime, comunque mi metto lì e aspetto. Per evitare di ingigantire l’ansia adotto ogni tecnica possibile, in particolare negli anni sono riuscito a sviluppare una sorta di pacificazione che parte dal respiro, che si regolarizza e rallenta anche, mi ritiro, mi accuccio in me stesso, apprezzo ogni piccolo particolare, la musica se c’è la radio in sottofondo, sfoglio con interesse una rivista sia pure sgualcita e invecchiata precocemente, il tutto con estrema attenzione e cura. Forse addirittura sorrido. Ho raggiunto un equilibrio, una pace che mi rendo conto verrà turbata, da un momento all’altro, dall’assistente che mi chiama, toccherà a me, dovrò alzarmi e andare a sedermi sulla poltrona del dentista e insomma alla fine accadrà l’evento per cui mi trovo lì effettivamente, solo che in quel momento, quell’equilibrio mi dispiace che stia per rompersi e in sotto sotto spero che l’evento non accada più o accada il più tardi possibile. E anche qui sono in attesa, sotto la pioggia, tra centinaia anzi migliaia di persone che attendono come me, tremando, agitandosi per cercare di scaldarsi, di essere pronti allo scatto iniziale. E io sono lì accucciato dentro me stesso insensibile ma osservo tutto intorno a me, come se fossi lì per caso e mi stupisco di tutto ciò che mi accade intorno.

L’anno scorso ho vissuto la ola. La partenza era dall’altra parte, verso San Miniato, e soprattutto non pioveva, anche se era freddo. Le gabbie si erano aperte, facendo compattare il grasso serpentone dei partenti. Sapevamo che il sindaco avrebbe dato il via con il colpo di pistola, ma non vedevamo niente da in fondo al gruppo. Poi cominciarono a volare vestiti verso l’esterno, a destra e a sinistra, e questo lancio proseguiva allontanandosi dalla partenza e via tutti si toglievano l’ultima maglia rimasta, i pantaloni ce li eravamo già tolti da qualche decina di minuti, e la gettavano di lato, dalla parte più vicina, e il ritardo con cui ciascuno procedeva rispetto a quelli davanti che avevano reagito un istante prima, fece sì che potei apprezzare questa ola di indumenti che schizzavano in aria, via via sempre più vicina a me fino a sorpassarmi nel momento stesso in cui anche io e i miei vicini ci siamo disfatti della felpa, e subito dopo il colpo di pistola e via!
In realtà mi ci vollero cinque minuti almeno per arrivare all’arco gonfiato che indicava la linea di partenza. Poi assistetti alla cerimonia della pipì collettiva: da pochi metri dopo il via, giusto appena la folla sui marciapiedi si diradava, tutta la siepe di alloro sulla destra del viale era una serie di schiene di uomini multicolori senza mani. Pensare di aver penato tanto per arrivare a quel momento, che ognuno oltre a cercare di percorrere quarantadue chilometri cercherà di limare anche un minuto sulla sua prestazione precedente e poi ritrovarsi a perdere una ventina di secondi, almeno, non lo so quanto ci vuole ma solo per sciogliere il fiocco dei pantaloncini (5 secondi), estrarre (1 secondo), svuotare (10 secondi se la vescica non è abbastanza piena, anche 15-20 se proprio scoppia), reinserire (1), rinfiocchettare (5) fa un totale da 22 a 32 secondi. Fossero stati per semplicità di calcolo 42 secondi, questa manovra avrebbe peggiorato di 1 secondo la media di percorrenza. In ogni caso il nostro real-time sarebbe peggiorato di 22-32 secondi, che possono sembrare pochi ma se alla fine fossi arrivato in quattro ore, zero minuti e 20 secondi, avrei avuto il rimpianto di non essere stato sotto le quattro ore solo per non aver fatto l’ultima pipì al momento giusto.

Stavolta niente ola, la procedura di partenza è diversa. Innanzitutto le gabbie, ossia i raggruppamenti, sono fatti in base al pettorale e non, come anno scorso, in base alla scelta, del partente, in base a che tempo vorrebbe fare. Evidentemente tutti aspirano a fare meglio di quanto sono realmente in grado, soprattutto quando stanno per partire, e si vanno a piazzare davanti a altri che invece li dovranno sorpassare, deve essere la sindrome del cinquantino al semaforo, anche chi ha un motorino lentissimo, soprattutto in accelerazione da fermo, non può fare a meno di insinuarsi tra le macchine e piazzarsi davanti a tutti in primissima fila, magari di traverso in modo che nessuna auto possa anticiparlo. Ma sarà solo questione di secondi, e poi verrà superato mentre lui ancora arranca a partire… eppure lo sapeva che tanto lui sarebbe partito piano e che quindi partire davanti a tutti non gli avrebbe dato alcun vantaggio, se non per un brevissimo lasso di tempo, rispetto a partire qualche decina di metri dietro, e avrebbe reso solo la vita più difficile agli altri, che dovranno stare attenti a non urtare quell’insetto che svolazza incontrollato davanti ai loro cofani. E si vede che questa sindrome prende anche il maratoneta, per cui quest’anno hanno deciso loro in base ai tempi in maratona precedenti dichiarati all’iscrizione, in un momento più lucido e sicuramente più verificabile. E mi sa che hanno pure sgamato alcuni furbetti come il mio collega Marco che aveva dichiarato un tempo ma non aveva mai corso una maratona prima…
Stavolta la partenza è guidata, ci cominciamo a muovere camminando verso la vera partenza e il via sarà dato solo dopo che la testa del gruppo sarà arrivata alla linea di partenza.
E in più piove.
Quando cominciamo a muoverci, consumo l’ultimo rito del cerimoniale: il fruttino. È una gelatina alla frutta che adoro e che avevo comprato il giorno prima alla fiera presso l’expo. A questo punto ho fatto tutto quello che dovevo fare prima, adesso resta solo da correre e da resistere fino alla fine.
Ci muoviamo e ci arrestiamo più volte fino a che il gruppo non si mette davvero in moto.


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