Uscire la
domenica mattina dicendo a Elena: "Torno presto!"
Inspirare
lentamente e espirare a lungo, come un profondo sospiro di sollievo, pensando di dover
fare solo quindici chilometri.
Con una sorta
di senso di colpa o meglio di incompletezza: una domenica mattina con meno di
venti chilometri mi pare quasi uno spreco, non vale neppure la pena, infatti
non ho neppure tentato di fissare con nessuno, Emanuele accompagnava Lorenzo
alla partita, ma non è un problema: mi rilasso, è l’ultima domenica prima della
maratona, nessun obbiettivo. Sono talmente rilassato che mi sono addirittura scordato il lettore
mp3: avrei potuto ascoltare la radio, una volta tanto che non ho nessuno con
cui chiacchierare... pazienza: neppure l’essermi scordato qualcosa – grave crepa nel mio autocontrollo – riesce a mettermi di cattivo umore. Mi gusto questa
corsetta a andatura maratona, ossia al passo che vorrei tenere per la maggior
parte della gara, fin tanto che non andrò in crisi, e che per quindici
chilometri è riposante, infatti per adesso faccio fatica a non andare più
veloce. Ma devo abituarmi a mantenere l’andatura e a contenermi, soprattutto
alla finestra dell’ottavo chilometro quando mi è naturale aumentare. Se continuassi, poi quest’andatura diventerebbe
“normale”, ossia faticosa ma non troppo, e avvicinandomi ai trenta dovrei fare
attenzione a non perdere, mantenendo lo stesso sforzo, quei due o tre secondi
al chilometro. Poi, dal cosiddetto muro (un momento solitamente localizzato tra
il trentesimo e il trentacinquesimo chilometro, ne ho già parlato anche altrove,
“Cosa penso quando corro la maratona”), riuscire a
mantenere una qualsivoglia velocità che non si allontani troppo da quella
preimpostata, dove troppo è un avverbio elastico funzione dello stato mentale
del corrente, costituisce un grosso impegno.
Ma questa è
un’altra storia, è quella che vivrò domenica prossima e a cui mi sto preparando
con particolare attenzione in questi ultimi giorni (soprattutto la sera prima
di dormire che oltretutto mi rilassa molto, come ho avuto modo di raccontare in “Dal dentista, ovvero Rilassarsi con la corsa senza correre”.
Respiro con
tranquillità e mi godo il paesaggio, tra poco torno a casa, senza essermi neppure
stancato.
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