In attesa di proseguire le perlustrazioni intorno a
Poggio Valicaia, volevo condividere alcuni percorsi che sono solito utilizzare
in estate.
Si estendono su un’area contigua, tra Lastra a Signa e la
Ginestra, che ha in comune con le colline di Scandicci l’adiacente bosco della
Roveta. Comincerò dal circuito più breve che però ha la sua bella discesa e
salita (230m di dislivello).
In realtà io mi immetto su questo circuito da un
cinquecento metri (il che mi permette di allungarlo di un chilometro) comunque
mi limiterò al circuito base cominciando da dove lo attacco io.
Procedo in senso orario perché preferisco la discesa regolare
e quasi continua verso Sant’Ilario e i tre tratti di salita assai probante,
intervallati da discesa o tratti in piana, piuttosto che viceversa ma niente
vieta di provarlo anche al contrario.
Dalle Casine (per quelli che abitano nei dintorni si
chiamano così ma non sono neppure una frazione e non c’è scritto alcun
toponimo) non si gira a sinistra verso la Lastra ma si tira dritto su via di
San Romolo, in leggera salita, verso il frantoio (gruppo di case riconoscibile
da un torrino) da dove comincia una leggera discesa sulla cresta della collina
fino a una contrada (sterrata), Via di Valle Pulci (se si vuole accorciare
nettamente il giro la si può prendere ci porterà sulla via del ritorno, subito
dopo la prima salitona).
Da qui comincia la discesa, prima decisa che affronto
sempre con attenzione mettendomi in assetto da discesa (bacino più basso, busto
in avanti, passo più lungo e appoggio sulla pianta e non sul tallone. Colle
Vento, leggo fuori da un casolare, poi, passato un tratto nel bosco in cui devo
far attenzione alle radici che sporgono dall’asfalto, circondo una villetta da
cui mi segue sempre un pastore tedesco usualmente abbaiante.
La discesa prosegue senza tema fino a Sant’Ilario (si
tenga sempre la destra sulla strada principale, la prima a sinistra porta
all’Ipercoop di Lastra a Signa, mentre poi un passaggio sotto la superstrada ci
porterebbe alla via Pisana, all’altezza della Capannuccia, poco lontano
dall’uscita della FI-PI-LI per Lastra a Signa).
Seguendo l’indicazione per i vivai Belfiore si comincia a
risalire per via di Valle Pulci paralleli alla superstrada FI-PI-LI. Si supera
la deviazione a sinistra per i vivai (che però meritano una visita: sono
specializzati in piante da frutta storiche, in estate organizzano annche delle
fiere) Non vi spaventate: c’è poco meno di chilometro piuttosto duro, lungo il
quale ho imparato a memoria molti dettagli, dalla splendida torre medievale
sulla destra, al rudere con vista tangenziale sulla sinistra, il riflesso sulla
superficie del laghetto artificiale è odioso verso il tramonto, varie casette
rimesse, un casolare la cui vigna si stende dalla parte opposta della strada:
nei periodi di lavoro intenso stendono un sentiero di cerchi di paglia su cui
far transitare il trattore per non rovinare l’asfalto. Quando la strada
sparisce in alto davanti a voi, significa che la salita (la prima) è quasi finita.
Si riprende fiato per qualche centinaia di metri poi si sale
un altro po’ fino a che si vede sulla sinistra spuntare una sterrata (è quella
che avevamo visto poco dopo il frantoio, e capirete chiaramente che cosa vi
avrebbe fatto perdere).
Siamo tangenti alla superstrada, tanto da poterci saltar
dentro (io mi figuro sempre appuntamenti sospetti con scambi tra chi si
sofferma di lato in superstrada e chi attende oltre un basso muretto su via di
Valle), ma mentre quella prosegue sul viadotto, la nostra via ci porta decisamente in
basso.
Mi riposo lasciando correre per quanto possibile le
gambe. Aggiro la base di un pilastro del viadotto per risalire lentamente fino
a Vigliano. Di solito quando sto facendo gli ultimi metri della breve ma
rampante salita, oltre la staccionata di legno, un cavallo che mi guarda pacifico
ma stupito.
Mi immetto su via delle Fonti girando a destra. Stavolta
la superstrada corre in basso alla nostra destra.
Dopo un tratto abbastanza in
piano si prende il primo ponticino e si riattraversa la superstrada e poi si
segue la strada tenendo la sinistra (a destra indica Naiale, deve portare dove
un tempo c’era una fonte, estinta grazie alla superstrada, ma non ho mai
indagato oltre).
Qui c’è l’ultimo tratto di salita, si tratta di soli trecento
metri (vi giro che non credevo a Google Earth!) ma di strada dritta con
pendenza costante, inesorabile (trentacinque metri di dislivello in 260m: circa
il 13% di pendenza).
Quando si scollina siamo alla villa di Mazzetta, quel che
resta di salita mi pare un sollievo e arrivo alle Casine in un battibaleno.
In totale, si scende per 236m e poi si risalgono tutti, anzi, considerando la discesa sotto il viadotto, se ne salgono pure di più nel secondo tratto. Purtroppo non è equilibrato dato che prima si scende e poi si sale, però è un giro che mi piace sempre fare di tanto in tanto.
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